sabato 21 novembre 2009
Gli orizzonti dell'etica
Nella concezione antropologica di cultura, secondo l'accezione di Edward Tylor, l'etica è uno degli elementi caratterizzanti di una società insieme alle leggi, alla religione, alla lingua e ai costumi. Ogni popolo ha infatti dei modelli di comportamento a cui ispirarsi, che variano nelle diverse culture. In tale prospettiva l'etica si occupa di analizzare in modo scientifico i comportamenti umani nella loro dimensione concreta e quotidiana, tenendo conto anche dei valori che vi stanno alla base, comunemente detti “morale”. Etica infatti non è sinonimo di morale, ma è riflessione sui valori morali: per esempio sui concetti di bene, verità, virtù, ...
Da qualche decennio il termine etica viene usato anche in un’altra accezione, in rapporto a specifici campi della vita umana (si tratta infatti di etiche applicate): etica degli affari o dell'economia, etica ambientale, etica animalista, etica della comunicazione o dei media, bioetica.
Bioetica: origini di una disciplina
Il significato attuale del termine viene utilizzato per la prima volta negli anni ‘70 del Novecento, quando Van Rensselaer Potter scrisse un articolo in cui si proponeva di trovare una nuova disciplina che potesse dare più significato morale alle scienze sperimentali, coniugandole con la realizzazione di un’elevata qualità della vita.
Ma le origini della bioetica modernamente intesa vanno cercate nel contesto storico-culturale della prima metà del XX secolo. Fu allora che si verificarono tre situazioni che gettarono le basi per la bioetica contemporanea: il dibattito sulle responsabilità etiche della scienza, nato nell’ambito delle ricerche sull’energia atomica; i crimini contro l'umanità, perpetrati durante i totalitarismi di Stalin, Mussolini e Hitler nei gulag, nelle foibe e nei campi di concentramento; le sperimentazioni mediche “selvagge” nel secondo Dopoguerra su alcune categorie di persone, considerate “inferiori”.
Il dibattito sulle responsabilità etiche della scienza ha coinvolto gli scienziati atomici negli anni Quaranta del XX secolo: le ricerche sull’energia atomica, nate dall’approfondimento della fisica teorica, avevano dimostrato quanto questa forma di energia potesse essere utile, per esempio per la produzione di energia per uso civile, ma anche distruttiva, se utilizzata per creare bombe atomiche. Il dibattito fu molto acceso, considerato anche il contesto storico di un conflitto mondiale in corso.
Nell’immediato Dopoguerra il Processo di Norimberga rappresentò una sorta di presa di coscienza "epocale" di ciò che era accaduto e che non sarebbe dovuto più accadere. Tra gli imputati, infatti, vi erano anche scienziati e medici che avevano deliberatamente messo se stessi e la propria conoscenza al servizio del regime nazista e delle sperimentazioni criminali che esso richiedeva ed esaltava.
Al processo il loro atteggiamento venne giudicato doppiamente colpevole: infatti queste persone non solo avevano violato i diritti umani, a tutela dei quali nel 1948 l’ONU promulgò un documento internazionale sottoscritto e approvato da tutti gli Stati membri, ma avevano commesso reato anche contro la comunità scientifica, violando apertamente il codice di condotta morale a cui medici e scienziati aderiscono e la cui base prevede l’uso della scienza per il bene dell’intera umanità.
Fu in tale contesto che venne redatto il Codice di Norimberga, che può essere considerato il progenitore dei moderni codici deontologici, periodicamente rivisti dagli Ordini dei Medici dei diversi Paesi.
Le sperimentazioni mediche su esseri umani sono un fenomeno secolare, ma solo nel Novecento hanno assunto proporzioni e gravità tali da suscitare materia di dibattito.
Nei campi di concentramento nazisti venivano usati come cavie esseri umani considerati inferiori perché appartenenti a determinate categorie disdicevoli da una prospettiva sociale o razziale (detenuti, condannati a morte, ebrei). Queste persone erano utilizzate sia per la normale ricerca medica, senza naturalmente che venisse chiesto loro alcun consenso, sia per esperimenti puramente arbitrari. In tale clima culturale le teorie eugenetiche formulate alla fine dell’Ottocento furono messe al servizio del credo nazista, provocando, tra l’altro sterilizzazioni di massa di categorie “impure” e selezioni genetiche di individui “idonei”.
Il fenomeno delle sperimentazioni senza controllo, purtroppo, sebbene attenuato, non si spense e continuò latente su quasi tutto il pianeta.
Fu però negli anni ’60 che si assistette a una nuova ondata di sperimentazioni, nonostante l‘acquisita consapevolezza delle responsabilità etiche della scienza e le carte internazionali sui diritti umani e su quelli del malato.
Anche in quel caso furono effettuati studi medici su alcune categorie di persone senza rispettare le prescrizioni dei codici deontologici internazionali. Il dibattito si accentuò e diede come risultato la nascita, tra il 1962 e il 1964, della Dichiarazione di Helsinki, con cui l'Associazione Medica Mondiale fissò le norme e i criteri di tipo deontologico per le sperimentazioni mediche sulle persone umane. Il codice, revisionato periodicamente, è ancora oggi il principale punto di riferimento sia per la deontologia medica sia per la ricerca scientifica su esseri umani.
Etica dei consumi
Accanto alle questioni legate alle scoperte scientifiche, esiste un altro importante filone di “etica applicata”. L’uomo occidentale, sempre più globalizzato, sente forti gli squilibri tra il proprio stile di vita e quello dei Paesi più poveri. Ne deriva uno stimolo a conoscere e cercare di capire realtà e culture lontane, supportandone lo sviluppo. Alla domanda, segue la risposta dei consumi considerati alternativi: finanza etica, commercio equo e solidale, turismo responsabile, aziende “socialmente responsabili” e tanti altri servizi il cui valore si misura non solo con la qualità, ma in base all’equità del processo di produzione e delle condizioni di lavoro e al rispetto per l’ambiente.
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Tondo Doni
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Tondo Doni
Michelangelo, circa 1503
Olio e tempera su tavola 91 cm × 80 cm
Firenze, Uffizi
Tondo Doni (a volte noto anche come Sacra Famiglia) è un dipinto che fu realizzato da Michelangelo Buonarroti, il dipinto fu eseguito con tempera su tavola (91 x 80 cm), si considera che questa opera sia stata fatta tra il 1503, e il 1504.Siccome Simone Coppola non lo accettò oggi il Tondo Doni è conservato nella Galleria degli Uffizi (Firenze). La Sacra Famiglia, prese come secondo nome Tondo Doni, perché l'opera fu commissionata da Angelo Doni. Si pensa che la cornice dell'opera sia originale, probabilmente fatta da Michelangelo stesso.
Questa pittura su tavola è realizzata con la tecnica quattrocentesca della tempera. Il gruppo centrale è formato da San Giuseppe che passa Gesù bambino a Maria; dietro a loro si trova un muretto vicino al quale vi è San Giovanni Battista bambino. Sullo sfondo vi sono degli "ignudi", che si presume possano essere angeli apteri, cioè senza ali.
Interpretazione simbolica [modifica]
Gli ignudi rappresentano l'umanità dell'epoca pagana precedente l'instaurazione della legge divina (ante legem), la Madonna e San Giuseppe personificano l'umanità dell'epoca ebraica (sub lege), mentre Gesù bambino simboleggia l'umanità protetta dalla Grazia divina (sub gratia). S. Giovanni bambino sarebbe l'elemento di transizione e unione delle tre età.
La Madonna ha un libro appoggiato sulle ginocchia, e in quanto personificazione della Chiesa simboleggia l'attività teologica e divulgativa dei contenuti dottrinari, è l'erede privilegiata per diffondere la parola di Dio all'umanità. Anche la volumetria nella rappresentazione della Madonna è molto studiata e accentuata, per la passione per lo studio della figura umana che Michelangelo nutriva, ma anche perché il vigore fisico si identifica con la forza morale.
Considerazioni stilistiche [modifica]
Il punto di vista che Michelangelo sceglie per rappresentare gli ignudi è frontale, diversamente da quello che adotta per il gruppo centrale, visto dal basso. Questa scelta figurativa è legata alla volontà, da parte dell'autore, di conferire monumentalità alla Sacra Famiglia, ma anche di differenziare le zone figurative contrapposte per significato. Anche braccia e teste creano forme e triangoli immaginari che attirano l'attenzione sul gruppo. Vi sono inoltre consonanze figurative tra il gruppo e gli ignudi: la più evidente è la ripetizione speculare di spalle e braccia.
Il muretto rappresentato dietro al gruppo ha molteplici funzioni: ferma l'effetto percettivo di rotazione creato dalla postura dei personaggi principali, separa la Sacra Famiglia dagli ignudi, esplicita il divario tra le prospettive e i significati.
L'articolazione dello spazio e dei volumi, la tensione e il movimento sono forti elementi anticlassici.
LA FAMIGLIA
“Sogni e aspettative sui nostri figli” (gruppo “In cammino” - 7 febbraio 2010)
“I figli devono ricevere due cose dai genitori:ali e radici” (Goethe).
Questo pensiero racchiude in buona sostanza quelle che sono le aspettative sui nostri figli: vorremmo per Paola e Luca ali grandi e sicure per affrontare la vita e al contempo radici ben piantate a terra per sentirsi sicuri del nostro affetto e della loro appartenenza ad una rete familiare forte e unita.
Quando si genera un figlio,anche se la scelta è stata responsabile e seriamente pensata, ci si deve confrontare con un figlio che certamente non è quello che si è scelto.. Si sceglie genericamente di avere un figlio ma nasce quel figlio preciso che esige di essere riconosciuto nella sua identità. Nei primissimi anni di vita del bambino ci si illude che egli sia un nostro prolungamento, che senta come noi, che abbia gli stessi nostri desideri: in buona sostanza si è quasi convinti che ciò che è bene per noi lo sia anche per lui. I primi ostacoli, per quanto ci riguarda, sono iniziati quando Paola da appendice di mamma e papà si è pian piano trasformata in una pensioncina autonoma con propri pensieri, gusti, sentimenti … ad un certo punto ci siamo trovati spiazzati: come era possibile che la “nostra” bambina potesse in certi momenti essere così diversa da noi? Dov’era finita la bambolina che potevamo vestire a nostro piacimento, scorrazzare di qua e di là senza che si ribellasse perché le bastava essere con noi? Poco alla volta ci siamo resi conto che nostra figlia doveva essere accettata nella sua singolare personalità, che il nostro progetto di figlio ideale era solo un sogno di perfezione cui avevamo cercato di adeguare il figlio reale.
Ogni genitore porta nello zaino dei sogni che, per cause diverse, non è riuscito a realizzare … ecco allora che il figlio sembra essere un’altra opportunità che la vita ci offre per affermarci e per portare a compimento progetti tanto sognati. Questo è spesso l’errore che Cristina fa con Paola; forse inconsciamente le impone attività e interessi in base ai propri gusti senza tener conto delle reali aspirazioni della bambina. E’ difficile accettare l’”originalità” dei propri figli: più facile desiderare che i figli siano come noi, costa fatica rinunciare a prolungarsi in loro, più facile cercare di farne una copia di noi stessi.
Quotidianamente noi ci sforziamo di promuovere e incoraggiare l’originalità di Luca e Paola senza sottoporli a continui confronti e paragoni con altri … cerchiamo di farli sentire amati per come sono e non per ciò che fanno. Ci piace molto una frase di Gibran : “voi siete l’arco che lancia i figli, le vostre frecce vive, verso il domani”.
Il nostro più intimo desiderio è quello di crescere due belle persone: felici di se stessi, contenti del loro operato,che amino la scuola per il sapere che da essa si può trarre, che assorbano i valori familiari, che siano rispettosi e capaci di dialogo, che accettino le diversità (di sesso, razza, religione, etc), che sappiano cadere senza farsi troppo male e che abbiano la forza di rialzarsi e di ricominciare.
Vorremmo due figli che non temano di affrontare la vita, che abbiano il coraggio e soprattutto la voglia di conoscere il mondo anche se questo potrebbe significare allontanarsi da noi, dal loro paese e dai loro amici. Auguriamo ad entrambi di coltivare un grande sogno, d’inseguirlo e di realizzarlo senza rimanere ingabbiati in schemi imposti da altri … ci auspichiamo che possano e riescano a sentirsi liberi e non legati a stupide convenzioni che impongono modelli comportamentali predefiniti (es: è la figlia femmina che deve correre in soccorso dei genitori). Soprattutto per Paola vogliamo che senta di avere pari dignità e opportunità di Luca (pur nel rispetto della loro biodiversità) e Cristina in particolare le augura di librarsi felice nel cielo della vita senza timori, sensi di colpa o senso d’inadeguatezza … mai, ci siamo ripromessi, sentiranno uscire dalla nostra bocca la peggior frase che a nostro avviso un genitore possa mai pronunciare : “con tutto quello che abbiamo fatto per te”. Non abbiamo generato figli per avere il c.d. “bastone della vecchiaia” … siamo convinti che spingendoli a volare alto, a realizzarsi come persone autonome, al momento opportuno sapranno far ritorno al “nido” offrendo il loro aiuto e il loro sostegno.
L’insegnamento che vorremmo trasmettere loro è che l’amore non teme confini, che si può essere vicini anche se fisicamente lontani e che fare scelte autonome non significa amare di meno che ci circonda … di tutto questo vorremmo riempire il loro zaino personale e, infine, vorremmo affidarli a Qualcuno che li proteggerà e li guiderà sicuramente meglio di noi : Dio.
Cristina
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