lunedì 8 novembre 2010
sabato 6 novembre 2010
IL LINO
04-11-2010 |
Be Linen: tre anni per rivoluzionare l'immagine del lino ![]() |
3 nov 2010 – Sostenuta dall'Unione Europea e dallo Stato francese, la CELC (Confederazione Europea del Lino e della Canapa) lancia una campagna promozionale per rendere più dinamica la comunicazione che riguarda il lino. Centrata sull'Italia, la Francia e il Belgio, quest'operazione sarà orientata a vantare le origini locali della fibra, il suo profilo ecologico e le innovazioni che essa permette di ottenere. Un'ambizione che per ora si riassume in un film di quindici minuti, destinato ai professionisti del settore, che segue il percorso del lino, dalla sua coltivazione all'utilizzo finale. Un cortometraggio attorno al quale è stata costruita una strategia di comunicazione su internet, oltre alla pubblicazione di un certificato del lino europeo, di un catalogo informativo per il grande pubblico, e di due opere saggistiche: “Lino e maglieria” e “Lino e arte di vivere”. Senza dimenticare un dépliant informativo che insegnerà agli studenti e ai dettaglianti come utilizzare e vendere bene il lino. La CELC ha in progetto anche delle mostre aperte a tutti, come quella organizzata quest'estate al Palazzo Reale di Parigi. In più, l'organismo rafforzerà la sua presenza nei saloni professionali e sta preparando alcune sorprese da scoprire nel suo stand nel corso del prossimo Première Vision. Il sostegno dell'Unione Europea e della Francia L’Unione Europea finanzia questa operazione al 50% e la Francia per il 20%, mentre il rimanente è stato direttamente investito dalla CELC. In totale ammonta a 3,3 milioni di euro il budget stanziato per questa campagna, che avrà per bersaglio in un primo tempo i professionisti, prima d'indirizzarsi l'anno prossimo al grande pubblico. Tutto ciò è stato presentato ai professionisti del settore in occasione del loro 61° congresso annuale, svoltosi la scorsa settimana a Barcellona. Un lancio che è stato curato in maniera molto importante, visto che l'Europa e la Francia hanno eccezionalmente spedito sul posto Michele Ottati, responsabile promozionale delle unità agricole dell’U.E., e Olivier Louveau, esperto incaricato di missioni speciali al ministero francese dell'agricoltura. "Il lino fornisce non meno di 12.000 posti di lavoro diretti e 8.000 indiretti attraverso 7.500 coltivatori diretti", ha ricordato quest'ultimo. "E' un dato cinque volte maggiore di quello della coltivazione del grano. Ma il lino conta solo per lo 0,4% tra i materiali usati nell'abbigliamento. C'è quindi la palese volontà da parte della Francia di non volere più che la si consideri una coltivazione marginale, con sbocchi e derivazioni produttive di piccola entità". "Il lino rappresenta bene quello che noi (ndr: l’U.E.) vogliamo vedere: la promozione delle caratteristiche particolari di prodotti locali", spiega da parte sua Michele Ottati. "Il lino rappresenta bene quella che sarà la nuova Politica Agricola Comunitaria nel 2013". Il lino come ambasciatore dell'Europa Coi suoi 92.402 ettari coltivati e le 123.334 tonnellate di fibra prodotte all'anno, l’Europa è la fonte del 65-70% della produzione mondiale di lino stigliato. Destinato per il 90% al settore tessile, di cui il 60% all'abbigliamento, questo settore industriale vale per ora 225 milioni di euro. "Ho sempre il sogno che il lino diventi l'ambasciatore internazionale dell'Europa", rivelaFrederic Douchy, presidente della CELC. "E' per questo che il nostro piccolo film mette in primo piano la passione presente in ogni stadio produttivo all'interno delle 10.000 aziende che lavorano in questo campo". "Bisogna che gli europei sappiano che: no, il lino non viene dalla Cina; che il lino di qualità è bello; che il lino non necessariamente sgualcisce, ma si mostra sotto diversi aspetti", ha invece puntualizzato Marie-Emmanuelle Belzung, segretaria generale della CELC, per la quale questa campagna media deve assolutamente vincere questa sfida di visibilità ed importanza. Matthieu Guinebault (Versione italiana di Gianluca Bolelli) |
Di Matthieu Guinebault |
martedì 2 novembre 2010
COMUNICAZIONE NON VERBALE...QUANTO NE SAI?
Non si comunica solo con la voce ma anche con gesti che non ci si accorge neanche di fare. Conoscerla e saperla gestire equivale a migliorare il proprio modo di porsi e di comunicare
Spesso accade che parlando durante un colloquio di lavoro, un esame all'università o semplicemente con un amico, il nostro corpo, i movimenti che facciamo, gli atteggiamenti che abbiamo, rivelino qualcosa che in realtà vogliamo tacere a chi ci sta davanti- ad esempio, durante un colloquio, vogliamo dare l'impressione di essere sicuri e distesi ma cominciamo a toccarci la gola, andando così a trasmettere segnali di angoscia-. In questo caso siamo stati traditi dalla nostra parte più emotiva: c'è un evidente contrasto tra la comunicazione verbale -ciò che si sta dicendo a voce- e la comunicazione non verbale -quello che il nostro corpo concretamente esprime-. Imparare a rendere coerente la comunicazione verbale e quella non verbale permette di essere più persuasivi e chiari migliorando così i rapporti interpersonali.
Infatti, le posizioni del corpo, i segni e i gesti che l'individuo esprime, durante un pensiero, durante un dialogo o altre forme di interazione, non sono casuali, ma correlati ai suoi stati emotivi. Il toccarsi in determinate zone del viso, l'accarezzarsi le labbra, il toccare gli oggetti in un certo modo sono gesti che permettono all'esperto della comunicazione non verbale di decodificare il linguaggio del corpo attraverso il quale parla la sfera inconscia. Se siete ad un colloquio di lavoro, ad esempio, un gesto di cui non vi rendete neanche conto potrebbe tradire la vostra insicurezza anche se state andando benissimo e vi sembra di rispondere ottimamente a tutto. E' importante conoscere il linguaggio non verbale perchè questo permette di migliorare moltissimo le proprie relazioni sia professionali che private.
Quali sono i canali di comunicazione non verbali?
Il volto, il contatto visivo e lo sguardo, lo spazio personale, i gesti.
Qual'è il significato di questi semplici gesti?
> Toccarsi il naso: strofinare la parte inferiore del naso (sotto le narici) con il dorso della mano significa rifiuto. Sfregare la parte esterna significa tensione emotiva, coinvolgimento.
> Toccarsi la gola: la zona della gola è legata all'angoscia; quindi se non si vuole trasmettere questo stato d'animo al proprio interlocutore si eviti di giocherellare con catenine, sistemare cravatte o colletti o grattarsi questa zona.
> Rosicchiarsi le unghie: è un gesto che scarica la tensione di chi lo compie. Osservarsi le unghie, invece, è un'azione legata al senso del giudizio.
> Toccarsi le labbra: è un segnale di gradimento.
Qualora si stia parlando con un amico o un'amica anche in questo caso ci saranno degli atteggiamenti dell'altra persona che ci faranno capire cosa pensa di noi, se è disponibile oppure no, se è attratta da chi le sta difronte oppure no. Sono segnali di gradimento gli avanzamenti del corpo, il mordicchiarsi le labbra, accarezzarsi i capelli, gambe e braccia non incrociate. Viceversa, sono gesti di rifiuto sfregarsi il naso con il dorso della mano, indietreggiare con il corpo, incrociare gambe e braccia.
> Portare l’indice ed il medio appaiati sulla guancia o davanti alle labbra: attenzione, riflessione.
> Accavallare le gambe ed intrecciare le dita delle mani attorno ad un ginocchio: atteggiamento caratteristico di chi è solito prendere le proprie decisioni con calma.
> Alzata di spalle, palme delle mani: debolezza passiva, manifestazione di resa.
> Togliere e mettere frequentemente gli occhiali: in un miope è indizio di ricorrente desiderio di non vedere, di non accettare una cosa ovvero un avvenimento di qualsivoglia genere.
> Aggiustarsi frequentemente il nodo della cravatta o i risvolti della giacca: tale gestualità può suggerire l’esistenza di un complesso di inferiorità (paura di non essere perfettamente a posto). Nei rapporti con l’altro sesso, accompagna di norma un qualche tentativo di adescamento; anche un venditore può, più o meno inconsciamente, tentare di adescare un cliente di sesso opposto. Toccarsi la cravatta o tirarla verso l’esterno serve anche scaricare (o a suggerire) la propria eccitazione. E’ anche l’equivalente della esibizione fallica molto frequente fra i primati.
Tutto questo vi sembra irreale e impossibile da gestire? Date un'occhiata a questi libri!
> Mauro Mazzolino: La comunicazione invisibile -Gli aspetti non verbali della comunicazione- Edizioni Carlo Amore.
> John T. Molloy: Dress for success, Paperback (si può acquistare su www.amazon.com, sia nuovo che usato).
> Watzlawick, Prammatica della comunicazione umana, Astrolabio.
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Infatti, le posizioni del corpo, i segni e i gesti che l'individuo esprime, durante un pensiero, durante un dialogo o altre forme di interazione, non sono casuali, ma correlati ai suoi stati emotivi. Il toccarsi in determinate zone del viso, l'accarezzarsi le labbra, il toccare gli oggetti in un certo modo sono gesti che permettono all'esperto della comunicazione non verbale di decodificare il linguaggio del corpo attraverso il quale parla la sfera inconscia. Se siete ad un colloquio di lavoro, ad esempio, un gesto di cui non vi rendete neanche conto potrebbe tradire la vostra insicurezza anche se state andando benissimo e vi sembra di rispondere ottimamente a tutto. E' importante conoscere il linguaggio non verbale perchè questo permette di migliorare moltissimo le proprie relazioni sia professionali che private.
Quali sono i canali di comunicazione non verbali?
Il volto, il contatto visivo e lo sguardo, lo spazio personale, i gesti.
Qual'è il significato di questi semplici gesti?
> Toccarsi il naso: strofinare la parte inferiore del naso (sotto le narici) con il dorso della mano significa rifiuto. Sfregare la parte esterna significa tensione emotiva, coinvolgimento.
> Toccarsi la gola: la zona della gola è legata all'angoscia; quindi se non si vuole trasmettere questo stato d'animo al proprio interlocutore si eviti di giocherellare con catenine, sistemare cravatte o colletti o grattarsi questa zona.
> Rosicchiarsi le unghie: è un gesto che scarica la tensione di chi lo compie. Osservarsi le unghie, invece, è un'azione legata al senso del giudizio.
> Toccarsi le labbra: è un segnale di gradimento.
Qualora si stia parlando con un amico o un'amica anche in questo caso ci saranno degli atteggiamenti dell'altra persona che ci faranno capire cosa pensa di noi, se è disponibile oppure no, se è attratta da chi le sta difronte oppure no. Sono segnali di gradimento gli avanzamenti del corpo, il mordicchiarsi le labbra, accarezzarsi i capelli, gambe e braccia non incrociate. Viceversa, sono gesti di rifiuto sfregarsi il naso con il dorso della mano, indietreggiare con il corpo, incrociare gambe e braccia.
> Portare l’indice ed il medio appaiati sulla guancia o davanti alle labbra: attenzione, riflessione.
> Accavallare le gambe ed intrecciare le dita delle mani attorno ad un ginocchio: atteggiamento caratteristico di chi è solito prendere le proprie decisioni con calma.
> Alzata di spalle, palme delle mani: debolezza passiva, manifestazione di resa.
> Togliere e mettere frequentemente gli occhiali: in un miope è indizio di ricorrente desiderio di non vedere, di non accettare una cosa ovvero un avvenimento di qualsivoglia genere.
> Aggiustarsi frequentemente il nodo della cravatta o i risvolti della giacca: tale gestualità può suggerire l’esistenza di un complesso di inferiorità (paura di non essere perfettamente a posto). Nei rapporti con l’altro sesso, accompagna di norma un qualche tentativo di adescamento; anche un venditore può, più o meno inconsciamente, tentare di adescare un cliente di sesso opposto. Toccarsi la cravatta o tirarla verso l’esterno serve anche scaricare (o a suggerire) la propria eccitazione. E’ anche l’equivalente della esibizione fallica molto frequente fra i primati.
Tutto questo vi sembra irreale e impossibile da gestire? Date un'occhiata a questi libri!
> Mauro Mazzolino: La comunicazione invisibile -Gli aspetti non verbali della comunicazione- Edizioni Carlo Amore.
> John T. Molloy: Dress for success, Paperback (si può acquistare su www.amazon.com, sia nuovo che usato).
> Watzlawick, Prammatica della comunicazione umana, Astrolabio.
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L'artista di oggi....
«La mia donazione è piccola, ma il mio sostegno è sincero.»
Tondo Doni
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Tondo Doni
Michelangelo, circa 1503
Olio e tempera su tavola 91 cm × 80 cm
Firenze, Uffizi
Tondo Doni (a volte noto anche come Sacra Famiglia) è un dipinto che fu realizzato da Michelangelo Buonarroti, il dipinto fu eseguito con tempera su tavola (91 x 80 cm), si considera che questa opera sia stata fatta tra il 1503, e il 1504.Siccome Simone Coppola non lo accettò oggi il Tondo Doni è conservato nella Galleria degli Uffizi (Firenze). La Sacra Famiglia, prese come secondo nome Tondo Doni, perché l'opera fu commissionata da Angelo Doni. Si pensa che la cornice dell'opera sia originale, probabilmente fatta da Michelangelo stesso.
Questa pittura su tavola è realizzata con la tecnica quattrocentesca della tempera. Il gruppo centrale è formato da San Giuseppe che passa Gesù bambino a Maria; dietro a loro si trova un muretto vicino al quale vi è San Giovanni Battista bambino. Sullo sfondo vi sono degli "ignudi", che si presume possano essere angeli apteri, cioè senza ali.
Interpretazione simbolica [modifica]
Gli ignudi rappresentano l'umanità dell'epoca pagana precedente l'instaurazione della legge divina (ante legem), la Madonna e San Giuseppe personificano l'umanità dell'epoca ebraica (sub lege), mentre Gesù bambino simboleggia l'umanità protetta dalla Grazia divina (sub gratia). S. Giovanni bambino sarebbe l'elemento di transizione e unione delle tre età.
La Madonna ha un libro appoggiato sulle ginocchia, e in quanto personificazione della Chiesa simboleggia l'attività teologica e divulgativa dei contenuti dottrinari, è l'erede privilegiata per diffondere la parola di Dio all'umanità. Anche la volumetria nella rappresentazione della Madonna è molto studiata e accentuata, per la passione per lo studio della figura umana che Michelangelo nutriva, ma anche perché il vigore fisico si identifica con la forza morale.
Considerazioni stilistiche [modifica]
Il punto di vista che Michelangelo sceglie per rappresentare gli ignudi è frontale, diversamente da quello che adotta per il gruppo centrale, visto dal basso. Questa scelta figurativa è legata alla volontà, da parte dell'autore, di conferire monumentalità alla Sacra Famiglia, ma anche di differenziare le zone figurative contrapposte per significato. Anche braccia e teste creano forme e triangoli immaginari che attirano l'attenzione sul gruppo. Vi sono inoltre consonanze figurative tra il gruppo e gli ignudi: la più evidente è la ripetizione speculare di spalle e braccia.
Il muretto rappresentato dietro al gruppo ha molteplici funzioni: ferma l'effetto percettivo di rotazione creato dalla postura dei personaggi principali, separa la Sacra Famiglia dagli ignudi, esplicita il divario tra le prospettive e i significati.
L'articolazione dello spazio e dei volumi, la tensione e il movimento sono forti elementi anticlassici.
LA FAMIGLIA
“Sogni e aspettative sui nostri figli” (gruppo “In cammino” - 7 febbraio 2010)
“I figli devono ricevere due cose dai genitori:ali e radici” (Goethe).
Questo pensiero racchiude in buona sostanza quelle che sono le aspettative sui nostri figli: vorremmo per Paola e Luca ali grandi e sicure per affrontare la vita e al contempo radici ben piantate a terra per sentirsi sicuri del nostro affetto e della loro appartenenza ad una rete familiare forte e unita.
Quando si genera un figlio,anche se la scelta è stata responsabile e seriamente pensata, ci si deve confrontare con un figlio che certamente non è quello che si è scelto.. Si sceglie genericamente di avere un figlio ma nasce quel figlio preciso che esige di essere riconosciuto nella sua identità. Nei primissimi anni di vita del bambino ci si illude che egli sia un nostro prolungamento, che senta come noi, che abbia gli stessi nostri desideri: in buona sostanza si è quasi convinti che ciò che è bene per noi lo sia anche per lui. I primi ostacoli, per quanto ci riguarda, sono iniziati quando Paola da appendice di mamma e papà si è pian piano trasformata in una pensioncina autonoma con propri pensieri, gusti, sentimenti … ad un certo punto ci siamo trovati spiazzati: come era possibile che la “nostra” bambina potesse in certi momenti essere così diversa da noi? Dov’era finita la bambolina che potevamo vestire a nostro piacimento, scorrazzare di qua e di là senza che si ribellasse perché le bastava essere con noi? Poco alla volta ci siamo resi conto che nostra figlia doveva essere accettata nella sua singolare personalità, che il nostro progetto di figlio ideale era solo un sogno di perfezione cui avevamo cercato di adeguare il figlio reale.
Ogni genitore porta nello zaino dei sogni che, per cause diverse, non è riuscito a realizzare … ecco allora che il figlio sembra essere un’altra opportunità che la vita ci offre per affermarci e per portare a compimento progetti tanto sognati. Questo è spesso l’errore che Cristina fa con Paola; forse inconsciamente le impone attività e interessi in base ai propri gusti senza tener conto delle reali aspirazioni della bambina. E’ difficile accettare l’”originalità” dei propri figli: più facile desiderare che i figli siano come noi, costa fatica rinunciare a prolungarsi in loro, più facile cercare di farne una copia di noi stessi.
Quotidianamente noi ci sforziamo di promuovere e incoraggiare l’originalità di Luca e Paola senza sottoporli a continui confronti e paragoni con altri … cerchiamo di farli sentire amati per come sono e non per ciò che fanno. Ci piace molto una frase di Gibran : “voi siete l’arco che lancia i figli, le vostre frecce vive, verso il domani”.
Il nostro più intimo desiderio è quello di crescere due belle persone: felici di se stessi, contenti del loro operato,che amino la scuola per il sapere che da essa si può trarre, che assorbano i valori familiari, che siano rispettosi e capaci di dialogo, che accettino le diversità (di sesso, razza, religione, etc), che sappiano cadere senza farsi troppo male e che abbiano la forza di rialzarsi e di ricominciare.
Vorremmo due figli che non temano di affrontare la vita, che abbiano il coraggio e soprattutto la voglia di conoscere il mondo anche se questo potrebbe significare allontanarsi da noi, dal loro paese e dai loro amici. Auguriamo ad entrambi di coltivare un grande sogno, d’inseguirlo e di realizzarlo senza rimanere ingabbiati in schemi imposti da altri … ci auspichiamo che possano e riescano a sentirsi liberi e non legati a stupide convenzioni che impongono modelli comportamentali predefiniti (es: è la figlia femmina che deve correre in soccorso dei genitori). Soprattutto per Paola vogliamo che senta di avere pari dignità e opportunità di Luca (pur nel rispetto della loro biodiversità) e Cristina in particolare le augura di librarsi felice nel cielo della vita senza timori, sensi di colpa o senso d’inadeguatezza … mai, ci siamo ripromessi, sentiranno uscire dalla nostra bocca la peggior frase che a nostro avviso un genitore possa mai pronunciare : “con tutto quello che abbiamo fatto per te”. Non abbiamo generato figli per avere il c.d. “bastone della vecchiaia” … siamo convinti che spingendoli a volare alto, a realizzarsi come persone autonome, al momento opportuno sapranno far ritorno al “nido” offrendo il loro aiuto e il loro sostegno.
L’insegnamento che vorremmo trasmettere loro è che l’amore non teme confini, che si può essere vicini anche se fisicamente lontani e che fare scelte autonome non significa amare di meno che ci circonda … di tutto questo vorremmo riempire il loro zaino personale e, infine, vorremmo affidarli a Qualcuno che li proteggerà e li guiderà sicuramente meglio di noi : Dio.
Cristina