La terza casa di Maria


LA CASA DEI DUBBI E DEI SOGNI

Mt 1, 18-25 : L'annuncio a Giuseppe

Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo:
 
Sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.
 
Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva accusarla pubblicamente, decise di ripudiarla in segreto.
 
Mentre però stava pensando a queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse:
«Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
 
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a Lui sarà dato il nome di Emmanuele”,
che significa Dio con noi.
 
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa,la quale, senza che egli la conoscesse, diede alla luce un figlio, che egli chiamò Gesù.
 
(Mt 1,18-25)


  1. DUBBI e SOGNI che si alternano: dall'inizio della relazione al vivere quotidiano.

All'inizio dell'analisi della terza casa di Maria, preponderante è la figura di Giuseppe: uomo innamorato che antepone ai propri desideri la volontà di Dio riuscendo ad amare senza possedere; uomo di fede che non ha paura in quanto la paura è contraria alla fede, al matrimonio e alla paternità.

Nella nostra storia di coppia possiamo distinguere due diverse fasi: la fase iniziale nella quale hanno predominato i nostri sogni personali, le nostre aspettative sul futuro e dove forse ci si sentiva fautori del nostro destino. Un po' come Giuseppe, prima che l'Angelo gli spiegasse il progetto di Dio su Maria, noi eravamo concentrati sui nostri desideri e non ci si chiedeva quale fosse il disegno di Dio su di noi. Forse la giovane età e una limitata esperienza ci conducevano verso una visione razionale del nostro stare insieme: eravamo innamorati e concentrati unicamente sull'obiettivo di costruire una vita in comune. Non ci sfiorava il pensiero che Dio potesse in qualche modo centrare con la nostra storia. Credevamo, sì, e avevamo deciso di sposarci in Chiesa ma non eravamo in grado di capire che tutto ciò faceva parte di un progetto più grande.
La seconda fase è iniziata con il vivere quotidiano, quando a poco a poco è cambiato il nostro modo di stare insieme, forse perché abbiamo cominciato a vedere che non tutti i nostri progetti riuscivano a realizzarsi secondo la nostra volontà, costringendoci spesso a cambiare direzione e a riformulare il “piano di volo”. Questo ci ha portati a rivedere il nostro vivere comune e ci ha spinti a cercare uno strumento in grado di aiutarci a ricollocare la nostra vita all'interno del disegno di Dio.
Da qui nel 2001 la decisione di iniziare un percorso all'interno di un gruppo di giovani coppie.
Nonostante il decennale cammino di fede mai interrotto, ancora oggi spesso ci è difficile accettare un cambiamento non preventivato, affidandoci con serenità a Dio per portarne a compimento la volontà. Facciamo fatica a mettere da parte i nostri desideri per seguire la via tracciata per noi e ad andare incontro al mistero con fiducia senza calcoli e senza programmi.
Pensiamo però che valga la pena tentare di affrontare il mistero con l'abbandono che Giuseppe ci insegna nel passo di Vangelo analizzato, perché siamo convinti che non saremmo in grado da soli di affrontare l'imprevedibile che è insito nella vita stessa.


    1. La PROVA : causa di caduta o occasione di rinascita.

Giuseppe dopo la decisione di prendere con sé Maria deve affrontare la prova di accogliere un bambino estraneo. E' nel momento della prova che svela se stesso e dimostra quanto grande siano la sua fede e il suo amore per Maria; diviene capace di dare senza prendere, di amare in perdita, di amare senza contare.
Nel contempo Maria dice il suo sì a Giuseppe, lascia la casa del padre e si affida al futuro sposo con fiducia e con la trepidazione di tutte le giovani spose.
Insieme, attraverso le prove quotidiane, divengono prima sposi e poi genitori, in un continuo scambio di luce, calore, sguardi. Il loro è un amore puro: Giuseppe ama Maria senza volerla possedere come sua e Maria ama il suo uomo con un cuore di carne in tenerezza e castità.

Di fronte ad una tale grandezza di amore e all'incredibile forza dimostrata da Giuseppe e Maria nell'affrontare e nell'accogliere l'imprevisto, ci sorgono spontanee alcune domande:
  1. riusciamo a fare spazio nella nostra vita per accogliere l'elemento estraneo, l'imprevisto, l'evento non calcolato?
  2. quanto è valsa la nostra fede nelle prove che fino ad oggi abbiamo affrontato?
  3. Quanto siamo capaci di dare senza prendere e di amare senza possedere?

Personalmente ambedue facciamo fatica ad accogliere tutto ciò che è imprevisto e non calcolato. La nostra prima reazione nei confronti di un cambiamento non voluto o di un evento inaspettato è la chiusura, il tentativo di trovare da soli una soluzione che riconduca la situazione verso il nostro volere. Ci rendiamo conto però che talvolta la soluzione è semplicemente quella di accettare l'accaduto e di affidarci a Dio chiedendo la forza per dare compimento alla sua volontà. Le poche volte che siamo riusciti ad attuare ciò, abbiamo sentito dentro di noi la sensazione di leggerezza che si prova quando qualcun altro si prende carico delle tue preoccupazioni e divide con te la sofferenza.
Fino ad oggi si può dire che l'unica prova pesante che abbiamo vissuto è stata la scomparsa della mamma di Marco. In questa situazione soprattutto Marco è stato sostenuto dall'esempio di fede e coraggio trasmessogli dalla madre nella lunga malattia e negli ultimi istanti di vita.
Marco pensa che senza la fede questo distacco sarebbe stato più difficile e incomprensibile; con l'aiuto della preghiera invece è arrivato ad una serena accettazione del vuoto lasciato dalla figura materna ed è proprio nella preghiera che continua il dialogo con la madre e sente costantemente la sua presenza.
Per quanto riguarda la capacità di amare “in perdita” e di dare senza prendere, ci viene naturale tra di noi e con le persone alle quali vogliamo bene. Più difficile risulta applicare questo principio con persone che frequentiamo (es: colleghi, vicini di casa...) ma con le quali non c'è un rapporto di affetto. In questo caso il gesto di gratuità costa maggior fatica perché forse inconsciamente “si tiene il conto” di ciò che l'altro ha fatto per noi.
Anche con i figli c'è spesso la difficoltà di dare senza prendere … Paola e Luca sono due persone diverse da noi, con desideri propri che spesso non coincidono con i nostri: in tal caso il dare gratuitamente senza ricevere nulla in cambio è difficile soprattutto per Cristina che spesso si aspetta di raccogliere qualcosa a fronte del sacrificio fatto. Sono invece proprio i figli le prime persone con le quali sperimenti che amare non è possedere, che l'amore è libero, senza costrizioni, senza ricatti, senza condizioni, che l'amore ti mette a nudo di fronte all'altro, senza più maschere,senza più finzioni,facendo emergere i desideri più profondi del tuo cuore.


    1. FARE CASA” e “STARE CON”

Giuseppe e Maria, mentre affrontano i dubbi e la prova chiesta loro da Dio, costruiscono la loro casa insieme, “fanno casa” cioè generano futuro e realizzano così il sogno di Dio: che nessuno sia solo nella vita e che nessuna casa sia senza festa del cuore.
Maria nello “stare con” Giuseppe, nel dire il suo sì al promesso sposo, diviene creatrice di relazione e il centro di questa relazione non è l'io o il tu ma il noi.
Maria e Giuseppe imparano la vita, l'una dall'altro. Maria diventa se stessa, accolta e accogliente nella casa del falegname.

Nel corso dei nostri undici anni di matrimonio abbiamo sempre sentito di essere un “noi” e non due singole persone messe insieme. La nostra casa è stato il luogo in cui abbiamo costruito il nostro futuro e in cui non ci siamo mai sentiti soli: in ogni momento sappiamo di poter contare l'uno sull'altra.
Come nella casa di Giuseppe, anche nella nostra ci sentiamo liberi di esprimere gli affetti e tutta la dimensione emozionale, sicuri di essere accolti e compresi. Ci siamo scelti come compagni di vita e ci accorgiamo giorno dopo giorno che amare riamati è sufficiente a riempire la vita nostra, dei nostri figli e delle persone a noi vicine.
A Paola e Luca cerchiamo di far capire, soprattutto con l'esempio, che dallo stare con gli altri ( amici, compagni, cugini,..) deriva la vera gioia della vita perché i giorni difficili, inutili o vuoti possono cambiare aspetto nell'incontro con l'altro. Non è sempre facile, vista l'assenza di Marco, aprire casa nostra agli altri ma lo sforzo che facciamo viene ripagato dalla gioia che deriva da ogni incontro e dalla felicità che manifestano i nostri figli quando qualcuno viene a trovarci.
L'apertura agli altri la viviamo in primo luogo come coppia e poi come famiglia: che entra in casa nostra viene accolto da tutti noi e non solo da uno di noi.
Vorremmo che Paola e Luca imparassero che si può vivere o come affidati soltanto a se stessi o come affidati alla sollecitudine di Dio; che si può viversi come gettati via oppure nell'ospitalità di una casa affinché l'incontro con l'altro ti tocchi nel profondo e sia in grado di cambiarti la vita.


      1. La vicinanza di Dio come annuncio, come luce alla fine del labirinto, come sorriso che illumina l'esistenza.

Secondo il Vangelo di Luca l'annunciazione è fatta a Maria; secondo il Vangelo di Matteo l'annunciazione è fatta a Giuseppe. In realtà l'annuncio è fatto alla coppia, la vocazione è rivolta allo sposo e alla sposa insieme, dentro il matrimonio.
Dio non ruba spazio alla famiglia e non divide la coppia, anzi, chiede il doppio sì degli sposi in quanto insieme sono immagine e somiglianza del Creatore.


Dio creò l'uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò;
maschio e femmina li creò.
Dio li benedisse e disse loro:
Siate fecondi e moltiplicatevi” (Gen 1,27-28)


Dio è una presenza costante nella vita della coppia, dentro le cose, nel dramma, nel dialogo, nei dubbi, nella crisi … come promessa di una luce capace di irradiare la nostra esistenza e di un sorriso che ci accoglierà alla fine del labirinto della vita.

Ci piace l'idea di un Dio che ci pensa come coppia indivisibile: non un uomo e una donna, ma due insieme. Sentiamo la sua presenza tra noi soprattutto nei momenti di maggior comunione (preghiera e Santa Messa) e la sua benedizione ci si manifesta attraverso le persone che ci ha messo accanto per aiutarci o delle quali prenderci cura.
Il nostro personale augurio rivolto alla nostra coppia e alle coppie con le quali condividiamo il cammino è quello di sentirsi ospitati e affidati alle cure e alla sollecitudine di Dio … di viversi come accolti e ospitati nelle mani di un Padre, perché da solo l'uomo è portato persino a dubitare di se stesso.

Cristina e Marco, 08/01/2012



Commenti

Post più popolari