La nobilitazione del lino





La nobilitazione raggruppa i vari trattamenti destinati a modificare l’aspetto dei filati o dei tessuti di lino conferendo loro i valori aggiunti ricercati dagli utilizzatori in termini di comfort, estetica e funzionalità.
Questi trattamenti vengono ripartiti in tre categorie: il candeggio, la tintura e gli appretti. Applicati in successione, essi garantiscono la qualità dei prodotti del lino e la loro capacità di rispondere alle esigenze del mercato.
Per eccellere nell’arte di valorizzare il lino, i professionisti di Masters of Linen realizzano tre principi essenziali : la padronanza delle tecniche e dei procedimenti, il profondo rispetto per il carattere intrinseco della fibra ed un impegno costante per preservare l’ambiente


RISPETTO DELLE CARATTERISTICHE DEL LINO
La struttura e gli elementi costitutivi della fibra di lino sono di particolare importanza ai fini della scelta del tipo di trattamento da effettuare in fase di nobilitazione. Esse condizionano la reazione della fibra al candeggio, alla tintura e ai diversi prodotti di finissaggio.


La struttura e la composizione delle fibre

Una fibra cellulosica
La fibra di lino è composta in massima parte da cellulosa pura in percentuale variabile dal 75 all’80%.
La cellulosa di lino è formata da zone cristalline con una struttura molecolare fortemente orientata e da zone amorfe dalla struttura molecolare poco orientata. La proporzione e il numero di queste zone influenzano le proprietà della fibra e le sue reazioni in ambiente alcalino o acquoso.

La presenza di materie non cellulosiche
La fibra di lino contiene anche delle materie peptiche (pectina), delle emicellulose e lignina (derivati fenolici). Queste componenti sono presenti in quantità variabile in base al metodo di stigliatura utilizzato. Contrariamente alla cellulosa, le pectine e le emicellulose sono solubili in soluzioni alcaline. Le fibre inoltre contengono anche cere e grassi in proporzioni ridotte, parzialmente saponificabili.

Una architettura in fasci
La fibra tecnica del lino sembra composta da fasci di fibre elementari agglomerate tra loro da una sostanza gommosa. Si sconsiglia di eliminare questa sostanza con trattamenti troppo spinti per non provocare la separazione delle fibre, situazione che conferirebbe al lino l’aspetto “cotonoso”, diminuendone la resistenza e la lucentezza.

Le proprietà fisiche della fibra

Comportamento
La struttura molecolare ordinata, la densità (1,54) e la stabilità dimensionale della fibra di lino gli conferiscono qualità di resistenza e di tenuta eccezionali che vengono ancor più esaltate nel processo ad umido.
Queste proprietà vanno di pari passo con il debole allungamento alla rottura e con una sensibilità all’abrasione di cui sarà necessario tenere conto nel corso della nobilitazione. D’altra parte, la forte cristallinità delle fibre, associata agli eventuali incidenti che si verificano durante la coltivazione e nei processi di trasformazione, può provocare una certa stropicciatura dei tessuti che sarà possibile migliorare con l’uso di appretti anti-stropicciatura.

Tinta naturale e aspetto
Il lino greggio possiede una tinta naturale molto sostenuta, talvolta maggiorata da certe condizioni di macerazione: questa caratteristica può richiedere successivamente dei trattamenti di candeggio specifici. Inoltre, la presenza di componenti non cellulosiche rende necessario il pre-trattamento delle fibre per ottimizzare le operazioni di candeggio e di tintura.
La solidità e la consistente lunghezza delle fibre del lino conferiscono ai tessuti un aspetto liscio, non peloso, di buona tenuta e piacevole al tatto. Sono qualità che si apprezzano particolarmente nell’abbigliamento e nella biancheria per la casa e che potranno essere ulteriormente migliorate con trattamenti di mercerizzazione e di applicazione di appretti.

Potere di assorbimento
La fibra di lino possiede un potere di assorbimento d’acqua molto elevato: il suo tasso di umidità in atmosfera normalmente condizionata è pari al 12%. Si spiega quindi perché il tessuto di lino, isolante e conduttore di calore, è ideale a contatto con la pelle in tutte le stagioni.
IL CANDEGGIO DEI FILATI E DEI TESSUTI DI LINO
Nel candeggio rientrano tutti i trattamenti destinati a facilitare e ad ottimizzare le successive operazioni di tintura ed appretto. I trattamenti definiti “di preparazione”, hanno come obiettivo la depurazione della fibra; i trattamenti di candeggio vero e proprio sono unicamente destinati ad aumentarne il grado di bianco.
In base alla materia prima e all’effetto che si desidera ottenere dalla nobilitazione, i trattamenti vengono applicati al lino in fibra, in filato o in tessuto.

Il pre-trattamento alcalino
Applicato al materiale greggio, sia che si tratti della fibra, del filato o del tessuto, il pre-trattamento alcalino, definito anche bollitura alcalina, è stato studiato per eliminare in parte le componenti non cellulosiche del lino.
Questa operazione che unisce gli effetti del carbonato di sodio, della soda caustica e dei detergenti, favorirà ulteriormente, quanto richiesta, l’azione degli agenti candeggianti.

Le tecniche di candeggio
Destinato ad accrescere il grado di bianco del lino ed a favorire la penetrazione dei coloranti, il candeggio può essere operato nelle varie fasi di lavorazione, sulla materia prima, sui filati e sui tessuti.
Il processo di candeggio attualmente si è molto semplificato. In base all’articolo ed al grado di bianco desiderato, si effettua in due o tre fasi incluso il pre-trattamento alcalino su installazioni che funzionano in continuo.
I tecnici si sono adoperati anche per preservare l’ambiente, abbandonando cioè il clorito di sodio per la tossicità dei suoi rifiuti a favore di agenti candeggianti quali l’ipoclorito di sodio e l’acqua ossigenata.
Il candeggio delle spole di banco
Nel ciclo di filatura ad umido, il pre-trattamento alcalino ed il candeggio dello stoppino viene eseguito in autoclavi. Consente di dissolvere una grande quantità di pectine e di emicellulose contenute nelle fibre per favorirne l’affinamento e la divisibilità in fase di filatura. Le fibre così trattate perdono fino a circa il 10-12% del loro peso iniziale.
Per la filatura a secco, il candeggio dei nastri di carda, consente di ottenere dei filati fini e regolari che presentano una maggiore resistenza alla rottura e sono destinati, principalmente, al settore dell’abbigliamento.

Il candeggio dei filati
Il trattamento dei filati di lino in autoclave si fonda sull’azione dell’acqua ossigenata che interagisce con la soda caustica. In questo caso, è necessaria una bollitura preventiva (pre-trattamento alcalino) realizzata con una soluzione di carbonato di soda e di soda caustica.

Il candeggio del lino in pezza
Per candeggiare il lino in pezza, sono due le tecniche disponibili:
• il candeggio con Jigger. Il trattamento utilizza come agente l’acqua ossigenata e la soda caustica; comporta quattro passaggi a 90°C e dura circa 60 minuti;
• il candeggio per impregnazione al foulard. Questo trattamento può essere realizzato in due modi:
- Il foulardaggio e lo stoccaggio a freddo. Dopo la bollitura alcalina, il tessuto viene foulardato con acqua ossigenata e soda caustica con un coefficiente pari al 75% e quindi stoccato per 24 ore. In seguito si procede al lavaggio e al risciacquo.
- Il foulardaggio e lo stoccaggio a caldo (Pad-roll). In questo caso, il tessuto viene sottoposto ad una bollitura alcalina con un coefficiente di assorbimento pari al 100%. Si passa allo stoccaggio a 100°C ed al lavaggio per terminare con il candeggio all’acqua ossigenata tramite foulardaggio e vaporizzazione Pad-steam (vaporizzazione per 20 minuti a 90°C).

I gradi di bianco
I vari metodi di trattamento consentono di ottenere un’ampia gamma di prodotti candeggiati, destinati ad essere tinti oppure ad essere usati nello stato originale. I prodotti vengono classificati secondo un ordine crescente di bianchezza: 1/8 bianco; ¼ bianco, 1/2 bianco; 3/4 bianco; 4/4 bianco e (grande bianco).
Il grado di bianco principalmente prodotto in filatura a umido è 1/8 bianco. Per la tessitura, è raro usare i filati con bianco 4/4. "Il grande bianco" non viene più usato per la ridotta resistenza del filo provocata dal trattamento necessario.

Il problema delle paglie
Generalmente estratte nelle operazioni di stigliatura e di filatura, le paglie (parte legnosa dello stelo) possono essere presenti in maggiore o minore sul filato e sul tessuto, a seconda del processo e del livello di macerazione ottenuto.
La struttura dura e compatta delle paglie resiste alla penetrazione di molti coloranti provocando difetti nell’aspetto dei prodotti finiti.
Per eliminarli normalmente si procede ad un trattamento in tre fasi: il trattamento con cloruro, seguito dalla dissoluzione alcalina a caldo, per terminare con il trattamento con ipoclorito.

Si sconsiglia l’uso di temperature troppo elevate, di un pH insufficientemente alcalino come pure qualsiasi eccesso di cloro residuo per evitare che la fibra venga seriamente alterata.
ALTRI FINISSAGGI UTILIZZATI PER I TESSUTI DI LINO

I trattamenti alcalini
Sono due i trattamenti che si possono applicare in ambiente alcalino: la mercerizzazione e il trattamento all’ammoniaca liquida che consentono di regolarizzare e stabilizzare lo stato della fibra di lino modificando la ripartizione delle zone cristalline e delle zone amorfe della cellulosa.
I procedimenti di nobilitazione facilitano l’assorbimento dei coloranti, aumentano la resistenza meccanica del tessuto di lino rendendolo morbido e migliorando la manutenzione.
La mercerizzazione non è mai applicata sui filati e lo è scarsamente per i tessuti.

Il trattamento con ammoniaca liquida
Questo procedimento consente di ridurre la tendenza allo stropicciamento del tessuto di lino migliorando significativamente la sua resistenza all’uso e aumentandone la stabilità dimensionale. Aumenta anche la morbidezza della struttura e si rafforzano le proprietà Wash and Wear.
In Europa occidentale esistono alcuni impianti che operano con alterna fortuna.

Il bruciapelo dei tessuti greggi
I tessuti realizzati a partire dai filati greggi sono a volte sottoposti ad una preparazione specifica: il bruciapelo. Si tratta di eliminare le fibrille di superficie per ottenere una struttura liscia.
Questa operazione si effettua a fiamma, intervenendo sui due lati del tessuto. Le faville vengono successivamente spente facendo passare il tessuto attraverso un getto di vapore oppure impregnandolo, quando necessario, in una soluzione scollante.

L'eliminazione delle cere (o altri additivi) dai tessuti
L'eliminazione delle cere o altri additivi dai tessuti costituisce il primo trattamento dei tessuti in puro lino o in mischia. Si tratta di eliminare i prodotti applicati sui filati per facilitare la tessitura.
Se è stato trattato in rotoli, il tessuto di lino tende a stropicciarsi ed a presentare segni di attrito che diventano ancora più evidenti con la tintura. E’ preferibile quindi trattare i tessuti in tutta la loro estensione sia per l'eliminazione delle cere che per le operazioni di tintura.

L’eliminazione della cera a base di amido
L’appretto temporaneo applicato soprattutto durante la tessitura è un incollaggio a base di amidi. L’operazione di eliminazione della cera in questo caso richiederà una degradazione di tipo enzimatico.
Quattro tecnologie sono particolarmente adatte al trattamento enzimatico:
• la tecnologia Jigger;
• la tecnologia Pad-roll, basata sull’impregnazione al foulard dopo il bruciapelo;
• la tecnologia Pad-steam con vaporizzatore;
• i lavaggi in ampie vasche.

L’eliminazione degli altri prodotti di incollaggio
Per rafforzare il carattere ecologico del lino nel miglior rispetto possibile dell’ambiente, l’incollaggio a base di amido viene talvolta sostituito dall’uso di emulsioni acquose di cera, facili da eliminare in fase di lavaggio.
Gli incollaggi a base di PVA, CMC, PVAC vengono eliminati dal tessuto grazie ad un prelavaggio che combina detergenti e sequestranti poco ammorbidenti.
LA TINTURA DEI FILATI E DEI TESSUTI DI LINO
La tintura del lino si ottiene immergendo la fibra, sotto forma di rocche di filato o di tessuto in pezza, in una soluzione acquosa del colorante. La scelta dei coloranti, dei metodi di trattamento e dei materiali utilizzati si opera in funzione dell’uso del prodotto finito.
La tintura del lino implica operazioni diverse con un contenuto molto tecnico: la composizione dei bagni, il livello della temperatura, la durata del processo, le tecniche di risciacquo, di insaponatura e di asciugatura. Tutti i trattamenti concorrono alla qualità della tintura. L’impatto di questi procedimenti sull’ambiente viene tenuto sempre più sotto controllo dai nobilitatori.

I tipi di coloranti
Il lino è una fibra nobile e va quindi tinto con coloranti che abbiano una buona solidità ed una buona penetrazione. In ogni caso, tutti i coloranti oggi disponibili presentano dei limiti. La scelta sarà quindi in funzione dell’uso finale del tessuto.

I coloranti diretti
I coloranti diretti sono idrosolubili. Possiedono una resistenza ridotta al lavaggio ed al cloro e trovano quindi impiego principalmente quando si vogliono ottenere degli effetti delavé oppure quando le esigenze di solidità al lavaggio siano minori.

I coloranti Indanthrene
Sono coloranti che consentono di ottenere una solidità eccellente alla luce, al lavaggio ed al cloro anche con colori tenui. Sono anche i più performanti per l'eliminazione di barrature. Tuttavia, l’immersione in soluzione è delicata e può provocare una penetrazione non uniforme.

I coloranti reattivi
I coloranti reattivi vengono impiegati per ottenere sfumature brillanti. Presentano una buona solidità alla luce e, a parte alcuni colori, una ridotta resistenza al cloro. Con un elevato livello di reattività (in tintura a freddo), sono efficaci anche per coprire le paglie.

La tintura dei filati di lino
Nella tintura dei filati, per garantire la buona penetrazione dei coloranti evitando gli inconvenienti dovuti all’attrito, il nobilitatore prende, di solito, alcune precauzioni:
• si assicura che i filati siano su rocche soffici per evitare gli incroci sul filato e le barrature. Si consiglia una densità di rocche tra 0,35 e 0,39;
• controlla l’omogeneità delle densità nello stesso lotto di rocche.

La tintura dei tessuti di lino
La tintura delle pezze dispone di varie tecniche e materiali adatti alle differenti strutture degli articoli. Per tingere il tessuto di lino, sono sconsigliati sistemi quali Jet, Overflow o barca girevole, tenuto conto dei rischi di abrasione o di rottura del tessuto.
Il metodo più diffuso è Jigger, un sistema che consente di lavorare il tessuto fino a 2,50 metri di larghezza. Per tingere tessuti spessi, è da preferire l’impregnazione al foulard.
Per ottenere la penetrazione ottimale e la tintura unita, si consigliano due procedimenti:
• per i coloranti reattivi: l’applicazione dei coloranti con foulardaggio, seguita dallo stoccaggio a freddo e dall’insaponatura in vasche di grandi dimensioni.
• per i coloranti in vasca: l’applicazione dei coloranti con foulardaggio, seguita dal passaggio con Jigger.
GLI APPRETTI
Ultima tappa della nobilitazione. L’applicazione dell’appretto consente di rinforzare o di modificare le proprietà dei tessuti di lino. La scelta dei trattamenti dipende dall’uso successivo del prodotto tessile: abbigliamento, biancheria per la casa, arredamento….. il prodotto finale risponderà alle richieste specifiche dell’utilizzatore finale.
I tessuti di lino si prestano bene a diversi tipi di appretto meccanico o chimico, destinati a migliorare il loro aspetto, la durata d’uso e le qualità di protezione. Traggono inoltre vantaggio anche dallo sviluppo dei recenti trattamenti che li rendono resistenti alla stropicciatura e di facile manutenzione.

Gli appretti meccanici
Gli appretti meccanici sono operazioni fisiche di finissaggio che migliorano l’aspetto, la mano e la tenuta dei tessuti di lino. In genere di applicano alle lenzuola di lino, ai tessuti per ricamo ed agli strofinacci da cucina stampati.

Trattamento ammorbidente
Questo trattamento ammorbidisce il tessuto di lino. Una macchina batte il tessuto con violenti getti d’aria.

La lucidatura
Si ottiene passando il tessuto su una calandra formata da rulli metallici lisci che lucidano il tessuto, conferendogli brillantezza. In alcuni casi, questa fase viene fatta precedere dall’applicazione di cere di brillantatura sul tessuto.
Il restringimento compressivo
Questo trattamento possiede una doppia funzionalità: migliora il tessuto di lino al tatto e contribuisce a sviluppare l’arricciatura dei fili in catena aumentando la stabilità dimensionale degli articoli finiti.

Gli appretti chimici di finissaggio
A differenza dei trattamenti meccanici, queste operazioni di finissaggio sono realizzate con trattamenti con prodotti chimici.

Ammorbidimento
Il trattamento meccanico può venir sostituito dall’ammorbidimento chimico. In questo caso, il trattamento viene effettuato tramite enzimi che eliminano una parte delle materie cellulosiche contenute nelle fibre consentendo una maggiore morbidezza al tessuto. Il procedimento implica un controllo particolare per il rischio di perdita di resistenza della fibra.

L’addolcimento
Per facilitare la manutenzione del tessuto di lino, il procedimento classico di nobilitazione prevede l’associazione dell’azione di resine reticolanti ed addolcenti. L’applicazione di questo appretto esige la più grande attenzione, tenuto conto della forte sensibilità della fibra all’abrasione. Prove verificate hanno dimostrato che il solo uso di addolcenti nel bagno dei reticolanti non è sufficiente a prevenire il rischio di abrasione e che i migliori risultati si ottengono provvedendo ad un addolcimento preventivo da eseguire separatamente.

Gli appretti anti-stropicciamento
Questo tipo di appretti serve a conferire ai prodotti in lino alcune delle proprietà caratteristiche delle fibre sintetiche e in particolare:
• la stabilità dimensionale, che rinforza la struttura nell’uso del prodotto;
• l’auto-stropicciatura ad umido e a secco;
• la limitata ritenzione di acqua che riduce la durata dell’asciugatura.
I trattamenti di cui sopra possono venir effettuati con:

La reticolazione a secco
La reticolazione a secco è il trattamento più corrente: oltre il 90% dei tessuti ingualcibili vengono sottoposti a questo tipo di tecnica definita anche «Pad-Dry-Cure». Per la cellulosa, la reazione chimica si verifica in ambiente acido.
Il trattamento prevede che i tessuti vengano impregnati tramite il foulardaggio in una soluzione acquosa contenente un reattivo di reticolazione ed un catalizzatore . Successivamente si passa all’asciugatura e alla policondensazione a temperatura elevata, operazioni che vengono effettuate in continuo.
Le resine come la melanina che venivano utilizzate in passato per questa tecnica, lasciano una forte condensazione di formolo libero (formaldeide) sul tessuto. In conformità alla legislazione vigente, i nobilitatori utilizzano delle resine che non provochino alcun residuo di questo tipo se non in proporzioni inferiori ai livelli autorizzati.
Questo trattamento prevede di ottenere buone caratteristiche anti-piega ed una migliore stabilità dimensionale del tessuto. Per ottimizzare i risultati, si consiglia un ammorbidimento preventivo oppure di limitare, al momento dell’asciugatura, le temperature e la durata dei passaggi.

La reticolazione ad umido
Con questa tecnica, il tessuto di lino viene trattato con foulard con una combinazione reattiva/catalizzatrice. Successivamente si passa all’asciugatura parziale per conservare l’umidità del tessuto all’8% stoccando il tessuto per 15–20 ore su un cilindro rotante a temperatura ambiente.
Per ottenere una qualità anti-piega regolare, il tenore di umidità del tessuto deve essere mantenuto a livello costante. Per impedire l’evaporazione, i cilindri devono essere protetti attraverso pellicole impermeabili in plastica. Il tessuto viene successivamente risciacquato e lavato.
Il trattamento di reticolazione a umido non è molto utilizzato per la difficoltà nel gestire il tasso di umidità.

La reticolazione nello stato bagnato
La reticolazione nello stato bagnato prevede il trattamento a foulard del tessuto con una soluzione reagente e catalizzatrice. La pezza umida viene avvolta su di un rullo, senza asciugatura intermedia, da stoccare a temperatura ambiente per un periodo da 16 a 20 ore. Il tessuto viene in seguito sciacquato e quindi lavato.
Questo procedimento è quello che offre i migliori risultati per la fibra di lino poiché sopprime l’operazione di eccessiva essiccazione che potrebbe provocare polveri o rotture. D’altro canto, conferisce agli articoli delle caratteristiche anti-piega nello stato ad umido che sono di particolare interesse per i prodotti lavati a macchina quali le camicie e i pantaloni e la biancheria per la casa.

Gli appretti idrofobi (impermeabilizzanti)
Gli appretti idrofobi vengono applicati in genere per impermeabilizzare gli articoli tessili. Nonostante questa funzione non sia in genere richiesta per i tessuti di lino destinati all’abbigliamento, incorporare dei prodotti ignifughi nei bagni di appretto produce effetti apprezzabili poiché migliora, da una parte, le caratteristiche anti-piega e l’attitudine al lavaggio del tessuto, dall’altra, rafforza la permanenza dei trattamenti di Tipo Wash and Wear oppure Soil Release.

Gli appretti idro-oleofughi (anti-macchia)
Gli appretti idro-oleofughi servono ad aumentare la resistenza alle macchie dei tessuti di lino. I trattamenti sono a base di resine fluorate che provocano un effetto deperlante in grado di impedire alla sporcizia si fissarsi sulla fibra.
Certi prodotti di finissaggio contengono anche delle resine che si legano per reticolazione alla fibra mentre altre sono applicate contemporaneamente alle resine attive.

Gli appretti ignifughi (anti-fiamma)
Per aumentare la resistenza al fuoco, il lino viene impregnato di ignifuganti solidi a base di fosforo e di azoto. Sotto l’azione del calore, questi prodotti si scompongono liberando un gas che impedisce la combustione. Per garantire la permanenza di questo trattamento anche nel lavaggio, questi prodotti dovranno essere incorporati in una resina reticolabile. Gli articoli così trattati non possono comunque raggiungere livelli flame retardant elevati.

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